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FILOSOFIA

Un’Etica della responsabilità; l’imperativo morale di Hans Jonas.

Un’ Etica della responsabilità è l’obiettivo intellettuale o meglio, legge morale di Hans Jonas. Il nuovo parametro di vita. Jonas è nato nel 1903 in Germania. Di origine ebraica, ha ricevuto una formazione umanistica attraverso l’attenta lettura dei profeti ebrei. La sua intensa vita intellettuale è stata raccontata da lui stesso in un conferenza tenuta nel 1982 all’Università di Heidelberg. Egli indica tre momenti notevoli della sua formazione filosofica. La prima inizia nel 1921 quando, da poco laureato, frequenta l’Università di Friburgo. Segue i corsi di un insegnante fino ad allora poco conosciuto, Martin Heidegger.

Secondo Jonas, è stato il suo mentore intellettuale per molto tempo. Quando Heidegger si trasferisce all’università di Marbrug, Jonas lo accompagna. Lì incontra Rudolf Bultmann, da lui stesso considerato il primo grande momento della sua carriera di filosofo. Nello stesso anno Jonas è costretto a lasciare la Germania, a causa dell’ascesa al potere del nazismo.

I PARAMETRI PER UNA FILOSOFIA DELLA BIOLOGIA.

Il secondo grande momento della vita di Hans Jonas si ebbe nel 1966, con la pubblicazione di “Phenomenon of Life, Toward a Philosophical Biology”. In cui stabilì i parametri per una filosofia della biologia. Apre un nuovo per percorso di riflessione sulla precarietà della vita. E mostra la grande portata filosofica dei questo approccio alla biologia. Poiché pone la vita in una posizione privilegiata e lontana dagli estremi dell’idealismo irreale e del materialismo limitato. Ma presenta l’errore di isolare l’uomo dalla Natura, immaginandolo scollegato da altre forme di vita. Nell’epilogo del lavoro solleva un’idea generale del suo progetto. E scrive: “ Con la continuità della mente con l’organismo, dell’organismo con la Natura. l’Etica entra a far parte della filosofia della natura. (…) Solo un’etica fondata sull’ampiezza dell’essere può avere significato”.

Non è difficile riconoscere il rapporto dei questa fase con il terzo ed ultimo momento della sua vita intellettuale. La ricerca di una nuova etica dal basso. Un’Etica della responsabilità diventa l’obiettivo di Jonas.

( Un’etica della responsabilità, l’imperativo morale di Hans Jonas)

SOSTENITORE DEL SIONISMO.

Sin dalla giovinezza fu un sostenitore del Sionismo. E quando lasciò la Germania e andò in Israele, dove entrò a far parte di una brigata di autodifesa ebraica, rimase lì. come ufficiale di artiglieria fino al 1949.

Nella seconda guerra mondiale si arruolò nell’esercito britannico che combatteva contro il nazismo. Ebbe a dichiarare più tardi: “ Cinque anni come soldato dell’esercito britannico nella guerra contro Hitler. (…) . Lontano dai libri e da tutto ciò che fa parte delle indagini. Ed ero coinvolto in qualcosa di più essenziale. Lo stato apocalittico delle cose, la minacciosa caduta del mondo. (…) Il contatto della morte. (…). Tutto questo era terreno sufficiente per promuovere una nuova riflessione sui fondamenti del nostro essere e per rivedere i principi che guidano i nostri pensieri. Così, tornando alle mie origini, sono stato ricondotto alla missione fondamentale del filosofo. E alla sua innata azione, che è “PENSARE”.

Ci fu poi il suo stretto contatto con la morte che fece crescere in lui la grande consapevolezza dell’importanza della vita. E di una vita ben vissuta, sotto l’egida di un’etica della responsabilità. Questo fu un obiettivo che perseguì con grande determinazione. Con ciò arrivò a sfidare la linea dominante, la filosofia dell’idealismo della coscienza in cui si era formato. Rendendosi conto che era l’eredità del dualismo cartesiano e che gran parte della filosofia moderna era rimasta bloccata nella dicotomia mente-corpo. Era necessario ripensare e riproporre una nuova etica.

L’ABUSO DEL DOMINIO DELL’UOMO SULLA NATURA.

Hans Jonas indica come cornice iniziale, l’abuso del dominio dell’uomo sulla Natura, che ne ha provocato la distruzione. Lo shock causato dalle bombe di Hiroshima e Nagasaki. In un’intervista del 1991, afferma testualmente: “ Questo ha messo in moto il pensiero verso un nuovo interrogativo. Che è maturato a causa del pericolo che il nostro potere rappresenta per noi stessi; il potere dell’uomo sulla Natura”.

Tuttavia, più che la consapevolezza di un’apocalisse improvvisa, ha avuto la sensazione di una possibile apocalisse graduale. Derivante da un pericolo crescente rappresentato dai rischi del progresso tecnico globale e dal suo uso improprio. Specificando uso improprio, ossia mancante di coscienza etica e spirituale. Fino ad allora, l’ambito delle prescrizioni etiche era limitato al contesto del rapporto con gli altri al momento attuale. Era un’etica antropocentrica e volta alla contemporaneità. L’intervento tecnologico moderno ha cambiato drasticamente quella placida realtà mettendo la natura al servizio dell’uomo e suscettibile di essere radicalmente alterata. In questo modo, l’uomo ha iniziato ad avere un rapporto di responsabilità con la Natura, poiché è sotto il suo potere.

LA MANIPOLAZIONE DEL PATRIMONIO GENETICO.

Oltre all’intervento in natura extra-umana, è grave la manipolazione del patrimonio genetico dell’essere umano. Che può introdurre alterazioni durature con conseguenze future imprevedibili.

Jonas conclude dicendo che è necessaria una nuova proposta etica, che contempli non solo la persona umana, ma anche la Natura. Questo nuovo potere dell’azione umana impone modifiche nella natura stessa dell’Etica. Ma anche nella Natura. Tutta l’Etica tradizionale obbediva a premesse mutuamente correlate e che sono le seguenti.

  1. La condizione umana, risultante dalla natura dell’uomo e delle cose, è rimasta fondamentalmente immutata per sempre.
  2. Sulla base di tale budget, il bene umano potrebbe essere determinato in modo chiaro e semplice.
  3. La portata dell’azione umana e la sua conseguente responsabilità era perfettamente delimitata.

( Un’etica della responsabilità, l’imperativo morale di Hans Jonas).

I LIMITI DELL’AZIONE UMANA.

Qualsiasi bene o male che la sua capacità inventiva potesse fornire, era sempre nei limiti dell’azione umana, senza intaccare la natura delle cose extra-umane. La Natura non è oggetto di responsabilità umana, poiché si prende cura di se stessa. L’etica ha a che fare con il qui ed ora. In cambio dei vecchi imperativi etici, tra qui quello kantiano costituisce il parametro esemplare. “ Agisci in modo tale che il principio della tua azione diventi una legge universale”. Jonas propone un nuovo imperativo. “ Agisci in modo tale che gli effetti della tua azione siano compatibili con l’autenticità della vita umana”.

La tremenda vulnerabilità della Natura sottoposta all’intervento tecnologico dell’uomo mostra una situazione insolita. Poiché niente di meno che l’intera biosfera del pianeta è esposta a possibili alterazioni. Il che rende essenziale considerare che non solo il bene comune va desiderato, ma anche quello per tutta la natura extra-umana.

LE PROPORZIONI DELLA SFIDA PER IL PENSIERO ETICO.

Altri possibili interventi nella natura dell’essere umano rivelano le proporzioni della sfida per il pensiero etico, rispetto alla condizione umana stessa. Hans Jonas solleva una serie di critiche. Riguardo al prolungamento della vita umana, si chiede fino a che punto sia desiderabile. Sul controllo del comportamento umano, si dovrebbero indurre sentimenti di felicità o piacere nella vita delle persone attraverso stimoli chimici? In relazione alla manipolazione genetica, dove l’uomo prende nelle proprie mani la sua evoluzione: siamo qualificati per il ruolo di creatori? Chi saranno gli scultori della nuova immagine dell’uomo? Secondo quali criteri e in base a quali modell? L’uomo avrà il diritto di modificare il proprio patrimonio genetico? ( Farmaci e vaccini di nuova generazione, soprattutto). E avverte:

“ Di fronte a un potenziale quasi escatologico della nostra tecnologia, l’ignoranza delle conseguenze ultime sarà, di per sé, una ragione sufficiente per una moderazione responsabile. C’è un altro aspetto degno di nota, e cioè la mancanza di potere del nascituro. (…) Quale forza dovrebbe rappresentare il futuro nel presente?”.

Di fronte a un potere di trasformazione così straordinario, siamo privi di regole che ordinano le azioni umane. Questa enorme discrepanza può essere riparata, secondo Jonas, solo formulando una nuova etica. Una nuova legge morale insita in noi e da noi stessi attuata a livello coscienziale.

( Un’etica della responsabilità. L’imperativo morale di Hans Jonas).

IL POTERE TECNOLOGICO E LE DIMENSIONI DELLA RESPONSABILITA’.

Nel formulare le dimensioni della responsabilità, Jonas pensa non tanto al pericolo della totale distruzione fisica dell’umanità, ma alla sua morte essenziale. ( cioè la morte dell’anima). Quella che deriva dalla decostruzione e dalla ricostruzione tecnologica casuale dell’uomo e dell’ambiente. C’è un’interazione tra ricerca e potere. Questa nuova scienza porta alla conoscenza anonima, che non è più fatta per obbedire alla vera funzione del sapere lungo tutta la storia dell’umanità. Quella di essere incorporati nelle coscienze della ricerca meditata e ponderata della qualità della vita umana. Le nuove conoscenze vengono depositate nelle banche dati e utilizzate secondo i mezzi disponibili e secondo le decisioni di chi detiene il potere. C’è un vero stupore cognitivo, non solo tra i cittadini, ma anche tra gli scienziati. Essi stessi ultra specializzati e senza il controllo di tutta la conoscenza prodotta.

La ricerca, invece, è condotta da istituzioni tecno-burocratiche. La tecnoscienza che, senza essere oggetto di riflessione critica, si trasforma in regole imposte alla società. La quale, obbediente a quella cieca macchina della conoscenza, si proietta barcollando lungo un buio tunnel. In una famosa conferenza sulla crisi della scienza europea Husserl aveva già individuato un buco nero nell’oggettivismo scientifico. Era l’assenza di auto-coscienza. ( E la scienza senza coscienza porta alla distruzione fisica e morale). Dal momento in cui, da un lato, c’è stato il divorzio tra la soggettività umana, riservata alla filosofia, e l’oggettività della conoscenza della scienza. Tale conoscenza scientifica ha sviluppato le tecnologie più raffinate per raggiungere tutti gli obiettivi possibili, ma è rimasta totalmente estranea alla soggettività umana.

IL DOMINIO DELLA TECNOLOGIA

Quello che succede è che il dominio della tecnologia elimina la coscienza; elimina il soggetto; elimina la libertà a beneficio del determinismo. La super specializzazione delle scienze mutila e distorce la nozione dell’uomo.

In diversi paesi dell’America Latina, ad esempio, l’economia ufficiale denigra la nozione di cittadinanza quando elabora piani macro-strutturali. Orientandosi secondo criteri proposti dai settori finanziari dei paesi centrali. L’idea dell’uomo è stata disintegrata. Le sotto specialità della biologia scartano l’idea di vita umana integrale. Lasciando al suo posto la concezione delle molecole, dei geni, del DNA.

Questo divorzio tra progressi scientifici e riflessione etica ha portato Jonas a proporre un’etica della responsabilità nuova. La tecnica moderna ha introdotto azioni di dimensioni così diverse con obiettivi e conseguenze imprevedibili che i quadri dell’etica precedente non possono più contenere.

( Un’Etica della responsabilità; l’imperativo morale di Hans Jonas).

SCIENZA E TECNOLOGIA SONO IL POTERE CHE COMANDA.

Le conquiste della scienza sono espresse dalla tecnologia. Lo sviluppo tecnico dipende strettamente dalla scienza e il progresso della scienza dipende dalla tecnologia. La scienza crea nuovi modelli tecnologici e la tecnologia crea nuove linee di obiettivi scientifici. Il confine è così tenue che non è possibile identificare dove siano lo spirito della scienza e l’azione della tecnologia. Scienza e tecnologia sono il potere che comanda i passi della ricerca di base, così come la biologia, fisica, neurologia, genetica. In breve, coloro che considerano i progressi tanto necessari nella conoscenza. Di base o applicata, la ricerca è sempre tecno-scientifica. E semplicemente osservando ciò che accade in un laboratorio di ricerca non è possibile distinguere se si tratta o meno di procedure applicate. Sempre e ovunque, l’apparato tecnologico è presente e ha un peso determinante.

L’AZIONE SCIENTIFICA OGGETTO DI RIFLESSIONE ETICA.

La tecnica diventa l’essenza del potere e la manifestazione naturale delle verità contenute nella scienza. Se la scienza teorica può essere considerata pura e innocente, la tecnoscienza, essendo interventista e modificatrice, non lo è. La prassi deve essere sempre oggetto di riflessione etica. Proprio per questo le questioni etiche si pongono oggi al livello della cosiddetta ricerca di base. Poiché il progetto del sapere conduce inevitabilmente al fare e al potere. La messa in discussione etica, quindi, si verifica in ogni momento nella produzione della conoscenza scientifica.

Dopo anni di lavoro in un laboratorio alla ricerca della fissione nucleare e osservando la sua applicazione a Hiroshima. Si sottolinea che in quel momento il puro scienziato si rende conto del “peccato”. Da quel momento la pace della coscienza degli scienziati è stata scossa in tutti i campi della ricerca ( forse..).

La minaccia che l’uomo pone sull’uomo assume, in un certo senso, il posto delle minacce a cui sono già soggetti altri esseri umani. Questo a causa delle loro stesse azioni. Alla vulnerabilità della vita, l’uomo dell’era tecnologica aggiunge un ulteriore fattore di disintegrazione. Quello del proprio lavoro. La vita sul Pianeta ha avuto le sue regole per molto tempo. Poiché la Natura è un recinto insormontabile per l’azione umana. Tuttavia, l’azione dell’uomo, cessando di essere governata da fini naturali, diventa il centro di squilibrio. A causa della sua dimensione cosmica, dei suoi effetti cumulativi e irreversibili. Le tecniche introducono trasformazioni talmente definitive da creare una dimensione di pericolo senza precedenti nella storia. La conservazione della vita ha sempre avuto un costo, ma per l’uomo moderno quel costo può essere soltanto una distruzione totale. In proporzione all’aumento del pericolo dell’uomo, cresce l’importanza della sua responsabilità di custode della vita.

(Un’Etica della responsabilità; l’imperativo morale di Hans Jonas).

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LA DIGNITA’ DELLA NATURA.

Il principio di responsabilità chiede che venga preservata la condizione di esistenza dell’umanità. Mostra la vulnerabilità che l’azione umana suscita dal momento in cui si manifesta davanti alla fragilità naturale della vita. L’interesse dell’uomo deve essere identificato con quello di altri membri viventi della Natura. Poiché Essa è la nostra Casa comune.

Il nostro obbligo diventa incomparabilmente maggiore a seconda del nostro potere di trasformazione. E della consapevolezza che abbiamo di tutti i possibili danni causati dalle nostre azioni. Il mantenimento della Natura è la condizione di sopravvivenza dell’uomo e nel campo. Nel campo del destino solidale Hans Jonas parla di “dignità della Natura”. Preservare la Natura significa preservare l’essere umano. Quello che l’imperativo intellettuale di Jonas stabilisce, non è solo che gli uomini esistano dopo di noi. Ma proprio che siano uomini secondo l’idea attuale di umanità e che abitino questo pianeta con tutto l’ambiente preservato.

Un altro aspetto che pone attenzione è il lato soggettivo della responsabilità. Cioè in che modo il promotore dell’azione assume il suo intervento, sia esso in un momento passato o in azioni future. Nel caso di azioni passate che sono culminate in danni, il sentimento di responsabilità è strettamente correlato al sentimento di rimorso. È la sensazione dell’irrimediabile, poiché si tratta della sofferenza morale che deriva dalla impotenza di invertire gli effetti di una catastrofe generata in passato.

GLI EFFETTI DEVASTANTI DELLA BOMBA ATOMICA

Un esempio paradigmatico di questa situazione si trova nell’apprezzamento di Oppenheimer degli effetti devastanti della bomba atomica. Nata, questa, dalla ricerca iniziale pura e imparziale della conoscenza della fissione nucleare. ( da tener presente che l’italiano Ettore Majorana, il genio della fisica, si era alienato da tale progetto. E fu considerato “pazzo” dai suoi colleghi perbenisti e vincolati a un certo sistema). I danni osservabili che si presentano al riflesso dell’agente intellettuale della trasformazione mobilitano in lui sentimenti di angoscia e sofferenza.

La prescrizione etica non si impone come coercizione, ma come forte esortazione diretta alla libertà dell’agente di trasformazione. Ed è proprio come una singolare esortazione che la responsabilità etica diventa sentimento. È in questo campo di comportamento che Jonas cerca di legiferare. È in quel momento che l’esistenza diventa vulnerabile e la sua essenza viene messa in gioco. Riflettiamo, ad esempio, sulla responsabilità etica relativa all’altro, al presente, essere umano reale e oggetto di azioni trasformative della scienza. L’altro, come essere umano, mantiene nella sua esistenza una radicale esigenza di rispetto perché ha un mandato a vita. Il quale mandato di per sé parla in modo eloquente della necessità di mantenere la sua integrità. È inimmaginabile, il “file Progetto Genoma Umano” senza la presenza della riflessione etica come inizio, meta e fine di tutti i suoi possibili interventi.

LE CONSEGUENZE DEL DETERIORAMENTO DELL’AMBIENTE.

Lo stesso si può dire delle azioni sulla natura extra-umana. La conoscenza delle ripercussioni sulla salute umana, prodotte dal deterioramento dell’ambiente, è elementare. Tutti, anche se superficialmente, conoscono i possibili cataclismi che si verificheranno in conseguenza del surriscaldamento del Pianeta. O della progressiva distruzione dello strato di ozono, ma anche della distruzione incontrollabile della vegetazione. Al momento c’è una rappresentazione di un futuro che potrebbe non realizzarsi. Ma che tuttavia espone la sua testimonianza nel presente come caratterizzazione di una miseria. Un ‘immagine di chi non è amato e, soprattutto, presentando con enfasi la necessità di istituire un’etica di responsabilità nuova. Il cui obiettivo e il sostentamento della vita, di tutte le forme di vita, sul pianeta.

( Un’Etica della responsabilità; l’imperativo morale di Hans Jonas).

In conclusione. È necessario considerare il potere distruttivo insito nella scienza. Ovvero, nella coscienza. Pertanto, l’idea etica deve assumere una posizione critica contro qualsiasi progresso scientifico che minacci la continuità della vita. Ma al momento attuale, anno 2021, questo proprio non si è compreso. E si va di male in peggio; ci sarà un mutamento di pensiero? Il cambiamento avverrà solo dopo un’amara e dura lezione che Madre Natura ci sta preparando.

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