Sono passati 504 anni da quando è stato scritto il capolavoro del filosofo, politico italiano Tommaso Moro, “Utopia“, ( Tommaso Moro l’utopia necessaria). Che ai suoi tempi fu un vero best seller. E ci ha lasciato questa parola – il non luogo o il luogo felice, grazie alla doppia etimologia in essa presente – e anche un modo di pensare. L’opera partecipa alla coincidenza storica che ha fatto, in un breve periodo di tempo. All’inizio del XVI secolo, una serie di opere ed eventi che ridefiniscono la nostra comprensione della politica.
Nel 1513, con Il Principe, Machiavelli ha gettato le basi per una visuale moderna e contemporanea dei dilemmi coinvolti nel rapporto tra morale e politica. Nel 1517, Martin Lutero fece il gesto inaugurale della riforma protestante. Fissando le sue 95 tesi sulla vendita delle indulgenze alla porta della Cattedrale di Wittenberg, innesca così il processo che avrebbe portato la separazione tra Chiesa e Stato. Questo è cruciale per la politica contemporanea e, in particolare, per la possibilità stessa della democrazia.
( Tommaso Moro l’utopia necessaria)
L’ISOLA DI UTOPIA.
Il lavoro di Moro presenta un altro aspetto di questa ridefinizione della politica. Enfatizzando gli elementi di incertezza e libertà nel modo in cui gli uomini e le donne producono la propria vita nella società. Quando, nella seconda parte del libro, il narratore descrive un mondo organizzato in modo diverso sull’isola di Utopia. Dice al suo pubblico che la società non deve necessariamente restare così com’è. Molte delle istituzioni che Moro descrive sembrano poco attraenti per i lettori contemporanei.
C’è un controllo eccessivo sulla vita privata, con poca libertà individuale. Le relazioni tra i sessi erano rivoluzionariamente simmetriche per il tempo in cui Moro scrive “Utopia”. Ma molto diverse dall’uguaglianza che chiediamo oggi. Esiste il lavoro “schiavizzante”, l’unico modo in cui l’autore trova per risolvere il problema della scarsità e del conflitto distributivo. Nonostante questi e altri fattori negativi, la lezione fulcro del libro continua a parlare ai nostri giorni.
( Tommaso Moro l’utopia necessaria)
COLLEGAMENTI CON LA SOCIETA’ CONTEMPORANEA.
Alcuni anni fa, il sociologo polacco Zygmunt Bauman ha fatto un’osservazione molto pertinente su un paradosso nella società contemporanea. Almeno in quella occidentale: pensiamo che la questione della libertà sia risolta, cioè che viviamo in una comunità quanto mai libera e democratica. Ma allo stesso tempo, tendiamo a credere che il mondo sia come è, e che nulla o molto poco può essere cambiato. Viene data la struttura di base della società – i rapporti sociali di produzione, le forme di gestione del potere politico. Cioè, siamo liberi, ma non possiamo cambiare il corso del mondo.
Ma cos’è questa libertà, in cui la possibilità di trasformare il mondo è remota?
Il pensiero utopico ci insegna il contrario . La prima lezione di Tommaso Moro è che la società organizzata in quanto tale nasce da interazioni tra uomini e donne. Non è possibile vedere nell’organizzazione sociale un riflesso della volontà di Dio o del mercato, che qui svolge la stessa funzione. E’ il risultato della nostra volontà collettiva che include certamente il fatto che alcune volontà ora sono più in grado di imporsi rispetto ad altri