Questo articolo è un estratto dagli scritti politici della filosofa ebreo-tedesca Hannah Arendt in cui le fu proposto nel 1955 di scrivere un’introduzione alla politica. Il pensiero politico di questa autrice non può essere inquadrato in schemi tradizionali. Essa è insieme idealista e realista. Non si fa illusioni sullo stato del mondo, del-l’utopia di un ideale. Eppure è irriducibilmente convinta dell’importanza della riflessione teorica. Ed è stata proprio questa riflessione che l’ha portata a rievocare la politica come occasione di spazio e libertà, ad approfondire lo studio dell’utopia della polis.
In un’epoca di miseria politica la Arendt ha ricercato insieme agli altri dei quali si riconosce la diversità: “La politica si fonda sul dato di fatto della pluralità degli uomini”. Ad onta di tutte le esperienze negative, la Arendt non ha mai perduto la fiducia nella possibilità che l’uomo agente inizi qualcosa di nuovo e faccia in modo che le cose cambino. “ Il senso della politica e la libertà. Finchè gli uomini possono agire, sono in grado di realizzare l’improbabile e l’imprevedibile”. ( Tommaso Moro: l’utopia necessaria).
Ma agire liberamente significa agire in pubblico e il pubblico è l’effettivo spazio politico. È lì che l’uomo deve mostrarsi nella sua spontaneità e affermarsi nella relazione politica con gli altri. L’adattamento opportunistico, la fuga nel privato, il ritrarsi della responsabilità politica, il comodo tedio verso la politica:. A tutti questi comportamenti così diffusi oggi la Arendt contrappone il suo alto concetto, eppure non utopico della politica ( o forse sì, utopico):. “Il senso della politica è la libertà”.
(L’utopia di un ideale: il senso della politica è la libertà).
IL SENSO POSITIVO DEL POLITICO.
Per Hannah Arendt, la questione del senso positivo del politico parte da due esperienze fondamentali del nostro secolo che quel senso ha oscurato, e anzi rovesciato:. La nascita di sistemi totalitari, quali nazionalsocialismo e comunismo, e il fatto che oggi la politica disponga, con la bomba atomica, del mezzo tecnico per estinguere l’umanità e con essa ogni sorta di politica. Le esperienze che abbiamo fatto con la politica nella nostra epoca, sono state e sono talmente funeste da farci dubitare e anzi disperare dell’esistenza di un senso positivo del politico.
“Guerre e rivoluzioni, non il funzionamento dei governi parlamentari e degli apparati dei partiti, costituiscono le esperienze fondamentali del nostro secolo”. I sistemi totalitari, la cui nascita è stata analizzata da Hannah Arendt nel suo grande libro sul totalitarismo, sono la forma estrema dello snaturamento politico. In quanto eliminano totalmente la libertà umana e la assoggettano al flusso di una determinazione storica su basi ideologiche. Contro la quale, per mezzo del terrore e del dominio della ideologia, ogni resistenza libera e individuale diviene impossibile.
Su questa base, Hannah Arendt rievoca insistentemente l’idea affermatasi per la prima volta nella storia nella polis greca, che identifica il politico con la libertà. Inoltre constata che “la politica si fonda sul dato di fatto della pluralità degli uomini”. E dunque sul fatto che deve organizzare e regolamentare l’essere-insieme di diversi, non di uguali. In contrasto con la consueta interpretazione aristotelica dell’uomo, la Arendt sottolinea che la politica non nasce nell’uomo ma tra gli uomini. E che la libertà e la spontaneità dei diversi individui sono presupposti necessari perchè si formi tra gli uomini uno spazio, il solo in cui la politica, la vera politica, diviene possibile. “Il senso della politica è la libertà”. ( La via della retta ragione e la Legge naturale in Tommaso D’Aquino).
(L’utopia di un ideale).
SANCIRE UN NUOVO INIZIO.
A onta delle esperienze funeste che l’uomo moderno ha fatto con il politico, la Arendt è convinta che l’uomo stesso, in maniera alquanto meravigliosa e misteriosa, sembra avere il talento di compiere miracoli. Egli può infatti agire, prendere delle iniziative, “sancire un nuovo inizio”. Il miracolo della libertà è racchiuso in questo saper cominciare. Che a sua volta è racchiuso nel dato di fatto che ogni uomo, in quanto per nascita è venuto al mondo che esisteva prima di lui, e che continuerà dopo di lui, è a sua volta sancire un nuovo inizio”.
Il concetto di politica che Hannah Arendt intende proporci, e che è connesso con le idee della umana libertà e spontaneità che devono disporre di uno spazio di diffusione. Ovvero di un luogo per la politica, sta dunque ben al di sopra del concetto corrente e alquanto burocratico di una sfera politica volta unicamente a organizzare e assicurare la vita degli uomini.
Il concetto arendtiano del politico, pur nascendo dalla rievocazione dell’antica polis greca, può comunque trovare nuove applicazioni. La politica in questo senso proprio si riscontra raramente:. Essa compare in “pochi grandi casi fortunati della storia”. Che però sono decisivi poiché in essi il senso della politica si esprime appieno e continua ad agire nella storia. Anche oggi la politica, se vuole conservarsi libera e umana, dipende da questo ricordare e rievocare il proprio senso vero.
(L’utopia di un ideale: il senso della politica è la libertà).
UNA VITA APPAGATA, LIBERA E COMUNITARIA.
In un’epoca di miseria politica, la Arendt ha ricercato le origini di una politica intesa come una vita appagata, libera e comunitaria negli altri, dei quali si riconosce la diversità. “L’atto di teorizzare significa per Hannah Arendt ritrovare e recuperare un senso perduto: significa ricordare. Parlando del vero senso della politica nella rievocazione della polis greca e delle idee di Aristotele, la Arendt vorrebbe indicare a noi uomini di oggi, circondati dalle quotidiane calamità, che non dobbiamo né possiamo semplicemente rassegnarci.
A onta di tutte le esperienze negative, Hannah Arendt non ha mai perduto la sua fondamentale fiducia nella possibilità che l’uomo agente inizi qualcosa di nuovo. E faccia in modo che le cose cambino. Finchè gli uomini possono agire, scrive in uno di questi testi, sono in grado di realizzare l’improbabile e imprevedibile. Quella stessa Hannah Arendt che nelle sue concrete analisi del totalitarismo e della perdita del senso della politica nel nostro mondo ha contribuito in misura così determinante, e insieme deprimente alla nostra conoscenza della storia. Lei non si è mai lasciata andare al pessimismo né tanto meno al cinismo, ma ha sostenuto e anzi pungolato la fiducia nella libertà e spontaneità dell’uomo. ( Il significato della Rivoluzione francese per la storia dell’umanità).
(L’utopia di un ideale: il senso della politica è la libertà).
IL PUBBLICO E’ L’EFFETTIVO SPAZIO DEL POLITICO..
La rievocazione riflessiva le aveva dato la certezza che gli uomini possono agire e ricominciare sempre da capo, che non sono necessariamente marionette nelle mani di un destino a loro estraneo. Agire liberamente significa agire in pubblico, e il pubblico è l’effettivo spazio del politico. È lì che l’uomo deve mostrarsi nella sua libertà e spontaneità, e affermarsi nella relazione politica con gli altri.
L’adattamento opportunistico, la fuga nel privato, il ritrarsi dalla responsabilità politica, il comodo tedio della politica che tuttavia non produce nulla di positivo il consapevole isolarsi dagli altri. Siano essi partiti, interessi contrastanti o concittadini stranieri bollati come estranei, tutti questi comportamenti oggi tanto diffusi arrecano a una politica vera e degna dell’uomo.
Hannah Arendt vi contrappone il suo concetto alto eppure non utopico della politica. Tale concetto non ha affatto perduto la sua necessità e il suo potere illuminante, neppure per il nostro presente. “Il suo nome sta ad indicare un rinnovamento radiale quanto originale della filosofia politica, cioè quel concetto dell’idea, dell’ethos e del pathos del politico. (Dolf Sternberger).