L’antropologia che soggiace al-la preghiera del cuore fa appunto del cuore il luogo naturale dello Spirito. La stessa attenzione al respiro ha una certa somiglianza con i mantra e si riconosce una certa dipendenza e scambio con il dkhir musulmano:. Segno questo che lo Spirito umano è uguale dovunque. Certi desideri sono insiti nella natura umana. Ma il metodo dell’esicasmo non è mai stato considerato un “mezzo veloce” per attendere alla contemplazione, evitando così la dimensione ascetica. ( Il vero significato della Meditazione: quando l’Ego incontra l’Anima).
Certo, gli esicasti hanno spesso sottolineato la grandezza di questo metodo, ma dalla loro testimonianza di vita trapela anche un cammino di ascesi. Separata dalla dimensione psicosomatica, la Preghiera del cuore, la Preghiera di Gesù può sembrare riducibile ad una giaculatoria. Ma si tratta comunque di una “giaculatoria particolarmente venerabile per la sua antichità, per il suo fondamento biblico e il suo significato teologico. E nel cuore dell’uomo il pensiero e il sentimento abituali della presenza misericordiosa del Salvatore, luce delle anime, hanno certo più che altro la virtù di mantenere lo Spirito nel raccoglimento interiore, nella preghiera continua e nell’unione con Dio.
Si può ammirare e praticare la preghiera del cuore senza praticare, né ritenersi obbligati di seguire il tutto, il metodo dell’esicasmo della preghiera. Si ricorderà anche che i primi Padri dell’esicasmo lasciano a ciascuno la libertà spirituale di scegliere la monologia che meglio conviene al proprio stato. E per la quale ci si sente più attratti.
( La Preghiera del Cuore: il luogo naturale dello Spirito).
L’UNIFICAZIONE INTERIORE.
I monaci erano andati nel deserto per ricondurre tutte le forze all’amore di Dio:. Eliminare, cioè, le molteplici preoccupazioni, con l’unificazione interiore, la salvezza, ad onore e gloria di Dio. Nell’Oriente è sempre posta una particolare intenzione alla creazione della persona “ad immagine e somiglianza” di Dio:. Questa dimensione ontologica è anche il fine della preghiera nel Nome di Gesù. È il Verbo, Archetipo, Immagine, Icona del Padre, che può condurci alla somiglianza con Dio-Trinità, partecipi della natura divina. ( Cristo Messia e Creatore dell’Universo).
Questa Nuova Realtà, l’uomo-deificato, la Thèosis, esprime l’ideale religioso dell’Oriente:. L’antropologia orientale e l’ontologia della deificazione, l’illuminazione progressiva dell’uomo. Con i Sacramenti e la Liturgia, la Chiesa è il luogo dove questo cammino si compie. Nella tradizione dell’esicasmo, la thèosis assume spesso la forma esteriore di una visione di luce:l La luce increata della Divinità che nella Trasfigurazione di Cristo sul monte Tabor si rese visibile a Pietro, Giacomo e Giovanni.
Questa è la luce alla quale ci possiamo avvicinare con l’invocazione del Nome. La preghiera di Gesù permette che la luminosità della Trasfigurazione raggiunga tutti gli spazi della nostra vita. La Preghiera del cuore presenta alcuni elementi: semplicità e flessibilità, completezza, potenza del Nome, disciplina spirituale di una persistente ripetizione. Senza dimenticare che l’Oriente ha sempre dedicato una certa attenzione anche al corpo.
I Padri della Chiesa parlano dell’importanza del Nome nella Sacra Scrittura. Il Nome non è un talismano, non funziona grazie alla ripetizione automatica: richiede fede e ascesi. I Padri parlano di raccoglimento, ascesi, vigilanza interiore , attenzione a Colui che stiamo implorando . E alle parole che Lui stesso ci dice, soprattutto perseveranza e fedeltà.
( La Preghiera del Cuore: il luogo naturale dello Spirito).
RECUPERARE L’UNITA’ FRANTUMATA DAL PECCATO.

La preghiera richiede consapevolezza, l’essere presenti dove si è, di fronte a Dio, in quel preciso momento, né prima né dopo. La preghiera di Gesù, per grazia, ci può aiutare a recuperare l’unità frantumata dal peccato, a essere presenti al Kairòs. Se un modo per combattere i pensieri consiste nell’affrontarli è anche vero che questo, ci dicono i padri del deserto, è un metodo che possono usare i “forti”. Un altro metodo, alla portata di tutti, è quello di aggirare l’ostacolo, ordinando tutta la nostra attenzione verso un altro obiettivo: . Visto che la nostra mente non può che avere solo un pensiero per volta, concentrarci sulla preghiera di Gesù significa sottrarci progressivamente al turbinio dei nostri pensieri.
Tutto questo però non deve far dimenticare che la Preghiera del Cuore non è semplicemente una disciplina per l’eliminazione dei pensieri; è prima di tutto l’espressione di amore per Gesù. La ripetizione del Nome di Gesù rende la nostra preghiera anche più interiore, più parte di noi stessi. Noi diveniamo preghiera. Scriveva Pavel Evdokimov ( 1901-1970) : .
“Nelle catacombe l’immagine che ricorre più frequentemente è la figura della donna in preghiera, la Orans. Essa , rappresenta la sola vera attitudine dell’anima umana. Non è sufficiente possedere la preghiera dobbiamo diventare preghiera: preghiera incarnata. Non è sufficiente avere momenti di lode; la nostra vita intera, ogni atto e ogni atteggiamento, anche un sorriso, devono diventare un inno di adorazione, una offerta, una preghiera. Dobbiamo offrire non ciò che abbiamo, ma ciò che siamo”.
L’invocazione del Nome, mentre diviene sempre più interiore, ci conduce in un cammino nel nostro intimo:. Si passa da una preghiera orale alla preghiera della mente per giungere a quella del cuore, o meglio, della mente nel cuore.
( La Preghiera del Cuore: il luogo naturale dello Spirito).
IL PUNTO DI INCONTRO TRA L’UOMO E DIO.
Il cuore è la nostra parte intima, è simbolo delle illimitate potenzialità spirituali della creatura umana, creata ad immagine di Dio. E chiamata a conseguire la sua somiglianza. Per raggiungere questo centro dobbiamo discendere non dalla mente ma con la mente. Questo è anche un aspetto di unificazione. Il cuore è il punto di incontro tra l’uomo e Dio, luogo di autocoscienza e di autotrascendenza, dove ci si intuisce tempio della Santissima Trinità.
Anche se la preghiera di Gesù ha un suo posto particolare nella liturgia della professione monastica orientale, come preghiera per monaci e monache, Essa è una preghiera per tutti. Una preghiera che può essere pregata anche comunitariamente. Un suggerimento in tal senso è fornito da L. Guglielmoni in un suo libretto:.
a) SE i presenti alla celebrazione hanno tutti il testo della preghiera del nome di Gesù, si può chiedere a più persone di leggere a voce alta un’invocazione, con una breve pausa di silenzio tra l’una e l’altra litania.
b) un solista proclama una serie di invocazioni del nome di Gesù e l’assemblea canta un’acclamazione a Cristo, in modo responsoriale.
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adagio e coralmente, i presenti ripetono con devozione l’invocazione: “ Signore Gesù”, mentre un altro solista ricorda ogni volta l’attributo corrispondente.
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a cori alterni, vengono recitate adagio le invocazioni, seguite al termine da un silenzio prolungato.
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UNA CHIAVE MISTICA PER IL MONDO.
Ricordiamo, infine, che è preghiera e come tale trasforma chi la prega e l’umanità intera. Agisce nel Cuore, il punto di incontro tra l’uomo e Dio. “Possiamo applicare questo Nome alla gente, ai libri, ai fiori, a tutte le cose che incontriamo, vediamo e pensiamo. Il nome di Gesù Può diventare una chiave mistica per il Mondo.
Qualcuno forse potrebbe parlare qui del sacerdozio di tutti i credenti. In unione con il nostro sommo Sacerdote, imploriamo lo Spirito: “TRASFORMA LA MIA PREGHIERA IN SACRAMENTO”.
Uno dei più eminenti rappresentanti dell’Esicasmo a Bisanzio, San Simone il Nuovo Teologo, ha sottolineato che la preghiera del cuore contribuisce alla divinazione dell’essere umano, alla sua comunione con il Cristo trasfigurato. Questa è una costante dei Padri e degli Spiritualisti, dire che colui che prega incessantemente diventa luminoso.
Dunque la preghiera del cuore non è riservato a pochi privilegiati. Tutta la tradizione d’Oriente cristiano manifesta che Essa è offerta a tutti coloro che desiderano applicare il proprio spirito a Dio con grande riverenza e amore. Appoggiandosi a Dio in tutte le loro azioni e in tutto ciò che fanno. Sta a noi intraprendere questo pellegrinaggio verso il cuore. Ne vale la pena. E il frutto è la nostra unificazione interiore. ( Dal percettivo al razionale: cammino verso la consapevolezza).