
La morte non è un tabù: ricchezza della dimensione ultraterrena.
Il primo passo da compiere per instaurare una comunicazione con gli esseri umani che vivono oltre la soglia della vita, è quello di conoscerne la condizione di esistenza nel piano spirituale. Dobbiamo cominciare a capire che la morte non è un tabù. E che c’è una grande ricchezza nella dimensione ultraterrena.
Nell’umanità attuale manca del tutto ( o meglio, nell’umanità occidentale) la consapevolezza delle esperienze e delle regioni spirituali che i trapassati attraversano dopo la morte. Sulle tombe c’è scritto spesso R.I.P ( Requiescat in pace): non è un po’ poco augurare al trapassato, che ha goduto per tutta una vita la sua attività, di farsi una bella siesta eterna?
Il riposare in pace non si confà alla creatività dello spirito umano e mostra quanto siano povere le rappresentazioni che abbiamo dell’aldilà. A questo riguardo la Scienza dello Spirito indica quattro sentimenti fondamentali che rappresentano le categorie del linguaggio dell’anima dei trapassati.
Li chiamiamo “Morti”, ma in realtà sono molto più vivi di noi perché la coscienza umana si amplia e si approfondisce quando lascia la prigione del corpo. E permette di vivere soltanto in un determinato momento e in un determinato posto. Nella dimensione dello spirito si può essere in tanti luoghi e in tanti tempi contemporaneamente.
( La morte non è un tabù: ricchezza della dimensione ultraterrena).
LA GRATITUDINE ALLA BASE DI TUTTO.
Il primo sentimento che costituisce per il trapassato un elemento di vita è la gratitudine alla base di tutto: per tutti gli esseri e le cose. Noi possiamo comunicare con i “Morti” soltanto se riusciamo a comprendere che l’elemento in cui vivono è la luce. Grazie alla quale Essi capiscono ogni cosa, quindi è la gratitudine.
I Morti vedono ogni essere e ogni evento dal punto di vista della positività. Noi, invece, siamo liberi di considerare anche negativi gli eventi della vita.
La gratitudine è un atteggiamento di apertura interiore, presente anche nelle profondità dell’animo dei vivi. O in quel sovraconscio che da sempre è stato chiamato “Io Superiore”, o Io vero. ( leggi anche: Anima e Fiamma gemella. Sè Superiore).
L’IO superiore di ogni uomo – diversamente dall’io ordinario, che è la normale coscienza quotidiana – è grato per tutto ciò che la vita gli porta incontro. Poiché è convinto che ogni evento ha lo scopo di renderlo più ricco e gli offre nuove occasioni di crescita. Noi forse non sappiamo che ancor prima che i nostri occhi si rivolgano verso qualcosa che ci aspetta domani o dopodomani, il nostro Io spirituale è già in quella realtà.
Immerso in quella gratitudine, una gratitudine alla base di tutto, e dirige i nostri passi e i nostri organi di senso per farcela percepire e vivere al positivo. L’IO superiore sa apprezzare anche la sofferenza, mentre l’io ordinario spesso la rifiuta. I Morti che gradualmente riconquistano la coscienza del loro Io superiore, sanno be ne che dalla sofferenza nascono le conquiste più belle dello spirito umano. ( leggi anche: L’Anima al Trapasso. Oltre la vita terrena: le Biotesi).
( La morte non è un tabù: ricchezza della dimensione ultraterrena).
L’INEVITABILE SOFFERENZA.
Per il nostro normale livello di coscienza è spontaneo rimpiangere una persona cara che è trapassata. E soprattutto i primi tempi è l’inevitabile sofferenza ad accompagnare il nostro percorso. È una reazione più che umana, che però non ha nulla a che fare con il sentimento di gratitudine.
Nell’anima di chi resta sulla Terra pesa di più lo sconforto per ciò che ha perduto che non la gratitudine per tutto ciò che ha ricevuto dalla persona trapassata: è anche giusta l’inevitabile sofferenza per le persone non ancora troppo spiritualizzate.
Il Trapassato, guarda invece pieno di gratitudine a tutto ciò che ogni giorno della vita trascorsa con i suoi cari gli ha portato incontro.
Seppure in molte occasioni è difficile recuperare l’atteggiamento della gratitudine, noi entriamo in comunione con chi non vive più sulla Terra solo a mano a mano che vinciamo l’inevitabile sofferenza per la sua scomparsa. L’inevitabile sofferenza c’è di fronte alla morte di chi amiamo, però rischia di chiuderci in un dolore che ci allontana da lui.
Lui vorrebbe aiutarci a fare spazio al sentimento della gratitudine, perchè solo quello può fargli dire: . “Ecco, adesso la persona che mi è cara sulla Terra comincia davvero a pensare come me, a capirmi, adesso può percepire i miei pensieri e rispondermi.
Per il Trapassato i nostri pensieri e sentimenti carichi di rimpianto sono pura ingratitudine, puro egoismo e negatività nei confronti della sua decisione ( dello Spirito Superiore) di porre fine alla vita. Il dialogare con i Trapassati è un’attività molto concreta, e nessun espediente può sostituire lo sforzo di trasformare il dolore in gratitudine.
( La morte non è un tabù: ricchezza della dimensione ultraterrena).
IL SENSO DI COMUNANZA CON TUTTI GLI ESSERI.
Un secondo sentimento fondamentale nell’anima di ogni Trapassato- anch’esso sovraconscio in noi viventi perchè è parte integrante della coscienza dell’Io superiore -. E’ il senso di comunanza con tutti gli esseri e con tutte le cose. Il Trapassato vive un intimo rapporto con ogni essere, non si sente fuori da nulla, è immerso in tutto l’Universo come un organo nel suo organismo.
Noi cosiddetti vivi siamo in grado di isolarci, possiamo decidere di non frequentare più una persona. Possiamo tapparci in casa e infischiarcene di quello che accade al nostro vicino.
Per farci un’idea di questa esperienza di comunione universale pensiamo all’omicida:. Egli ha un bisogno quasi fisiologico di ritornare sul luogo del delitto perchè si è instaurato nel suo essere un legame persino con gli elementi della natura di quel posto fisico.
Con maggiore o minore intensità, tutto ciò che facciamo su questa Terra, tutte le cose che tocchiamo e i luoghi dove ci rechiamo, lasciano delle tracce indelebili nel nostro IO.
Ognuno di noi porta in sé almeno inizialmente una comunanza con tutti gli esseri e con tutte le cose.
( La morte non è un tabù: ricchezza della dimensione ultraterrena).
RITROVARE I LEGAMI CON LA TERRA.
Vivere con il sentimento di appartenenza a tutto e a tutti significa capire che tutto l’umano ha a che fare con me. E io ho a che fare con tutto ciò che è umano. Ritrovare i legami con la Terra, con i regni della Natura e con tutti gli uomini favorisce la percezione sempre più viva dell’umanità come un organismo unico.
Il Trapassato lo sa e lo sente: noi siamo membra gli uni degli altri e ogni atto individuale. Ogni singolo gesto esteriore o interiore, si ripercuote sull’umanità intera. Sollevandola o abbassandola nella sua natura. Perciò ogni volta che ci apriamo alla reciproca appartenenza, possiamo capire meglio il linguaggio dei “Morti”.
Il Mondo dello Spirito che per noi è diventato vuoto, i greci lo chiamavano il PLEROMA, la pienezza. La Bibbia lo descrive come una scala vivente, quella di Giacobbe. Costituita dagli Esseri delle Gerarchie spirituali che riempiono tutto lo spazio tra il Cielo e la Terra. ( La scala di Giacobbe).
l’uomo partecipa sempre più alla “pienezza” riconoscendo la propria missione, ascoltando la sublime chiamata a salire i gradini di luce, che riconsegnano alla pienezza dello Spirito tutto lo spazio svuotato dall’oscuro (apparentemente luminoso) materialismo.

