Gli anni ’60 iniziarono come un giorno di sole per la maggior parte degli americani. La Grande America degli anni ’60 apre gli occhi sull’alba di un’età felice. Il 20 Gennaio 1961, il bello e carismatico John . Kennedy divenne il Presidente degli Stati Uniti. La sua fiducia stava nel fatto che, come disse uno storico, “ Il governo possedeva grandi risposte a grandi problemi”. E sembrò dare il tono al resto del decennio.
Tuttavia, quell’età dell’oro non si è mai materializzata. Al contrario, alla fine degli anni Sessanta, sembrava che la nazione stesse cadendo a pezzi. La “Great Society” di Lyndon Johnson si frantumò quando il Partito Democratico si divise e l’America venne sempre più invischiata nella guerra del Vietnam.
LA NUOVA FRONTIERA.
Durante la sua campagna presidenziale ne l960, John Kennedy aveva promesso l’agenda nazionale più ambiziosa dai tempi del New Deal: la “Nuova Frontiera” un pacchetto di leggi e riforme che cercavano di eliminare l’ingiustizia e la disuguaglianza negli Stati Uniti. Ma la Nuova Frontiera incontrò subito dei problemi: la maggioranza del Congresso dei democratici dipendeva da un gruppo di sudisti che detestavano il liberalismo e facevano tutto il possibile per bloccarlo.
La crisi missilistica cubana e la fallita invasione della Baia dei Porci furono un altro disastro per l’immagine di Kennedy. Fu solo nel 1864, dopo l’attentato a Kennedy, che il presidente Lincoln Johnson riuscì a raccogliere il capitale politico per attuare il suo ampio programma di riforme. Quell’anno Johnson dichiarò che avrebbe trasformato gli Stati Uniti in una “Grande Società” in cui la povertà e l’ingiustizia razziale non avrebbero avuto più posto.
Aveva sviluppato una serie di programmi che avrebbero dato ai poveri “una mano, non un’elemosina”. Questi includevano il “Medicaid” che avrebbe aiutato gli anziani e le persone a basso reddito a pagare l’assistenza sanitaria;, l’Head Start che preparava i bambini piccoli ala scuola e un Job Corps che formava lavoratori non qualificati per mansioni nell’economia in via di de-industrailizzazione.
Nel frattempo, l’Office of Economic Opportunity di Johnson incoraggiava le persone svantaggiate a partecipare alla progettazione dei programmi governativi per loro conto. Mentre il suo programma Model Cities offriva sussidi federali per la riqualificazione urbana e progetti comunitari.
(La Grande America degli anni ’60: l’alba di un’età felice).
LA GUERRA ALLA POVERTA’ E LA GUERRA IN VIETNAM.
Ma si affrontavano sul palcoscenico politico e sociale due guerre: la guerra alla povertà e la guerra in Vietnam, antagoniste l’una dell’altra. Sfortunatamente la guerra alla povertà fu costosa, molto costosa, soprattutto perchè la guerra in Vienam divenne la massima priorità del governo. Semplicemente non c’erano abbastanza soldi per combattere entrambe le guerre.
Il conflitto nel sud est asiatico era in corso dagli anni ’50 e il Presidente Johnson aveva ereditato un sostanziale impegno nei confronti del Vietnam del sud anticomunista. Subito dopo essere entrato in carica, trasformò questo impegno su vasta scala. Nel 1964, il Congresso autorizzò il Governo a “Prendere tutte le misure necessarie per proteggere i soldati americani e i loro alleati dai comunisti Viet Cong. Nel giro di pochi giorni iniziò la guerra che divise la Nazione. (Il boicottaggio degli autobus negli States: la storia di Rosa Parks).
Alcuni giovani scesero in piazza per protestare, mentre altri fuggirono in Canada per evitare la leva. Nel frattempo, molti dei loro genitori e coetanei formarono una “maggioranza silenziosa” a sostegno della guerra.
(La Grande America degli anni ’60: l’alba di un’età felice).
LA LOTTA PER I DIRITTI CIVILI.
La lotta per i diritti civili caratterizzò tutto il decennio da quando quattro studenti neri si sedettero al bancone del pranzo riservato solo ai bianchi a Greensboro, nella Carolina del Nord, nel febbraio del 1060. E si rifiutarono di rispettare le regole razziali. Il loro movimento si diffuse: centinaia di manifestanti tornavano ogni giorno al banco del pranzo e decine di migliaia intasavano ristoranti e negozi segregazionisti del Sud.
I manifestanti avevano attirato l’attenzione della nazione sull’ingiustizia e la brutalità di quei fenomeni discriminatori. In generale, il governo federale rimase fuori dalla lotta per i diritti civili fino la 1964, quando il Presidente Johnson fece approvare al Congresso un “Civil Rights Acts” che proibiva la discriminazione nei luoghi pubblici. E diede al Dipartimento di Giustizia il permesso di citare in giudizio gli Stati che discriminavano le donne e le minoranze e promise parità di diritti e opportunità sul posto di lavoro per tutti. ( Eugenetica e razzismo: l’utopia della perfezione).
L’anno successivo il “Voting Rights Act” eliminò le tasse elettorali, i requisiti di alfabetizzazione e altri strumenti che i bianchi del sud avevano tradizionalmente utilizzato per impedire ai neri di votare. Ma queste leggi non avevano risolto i problemi degli afro-americani: non avevano eliminato il razzismo o la povertà e non avevano migliorato le condizioni di molti quartieri urbani neri. Molti leader di colore iniziarono a ripensare i propri obiettivi e alcuni abbracciarono una ideologia più militante di separatismo e autodifesa.
(La Grande America degli anni ’60: l’alba di un’età felice).
GLI ANNI PIU’ RADICALI IN AMERICA.
Proprio quando il potere nero divenne il nuovo fulcro del movimento per i diritti civili a metà degli anni ’60, altri gruppi stavano diventando altrettanto impazienti nei confronti delle riforme incrementali. Furono quelli gli anni più radicali in America– gli attivisti studenteschi presero il controllo dei campus universitari, organizzarono massicce manifestazioni contro la guerra e occuparono parchi e altri luoghi pubblici.
Alcuni addirittura fabbricarono bombe per incendiare gli edifici dei campus. Allo stesso tempo, anche le giovani donne che avevano letto “The Feminine Mystique” celebrarono l’approvazione dell ‘Equal Pay Act del 1963 e si unirono alla moderata Organizzazione Nazionale pe le Donne infastidite dal lento progresso delle riforme. Anche loro diventarono militanti.
Anche la controcultura sembrava diventare più stravagante con il passare del decennio. Alcuni giovani “abbandonarono” del tutto la vita politica. Questi Hippy si facevano crescere i capelli e praticavano il “libero amore”. Alcuni si trasferirono nelle comuni ( sorte anche in Italia), lontani dalle turbolenze che erano arrivate a definire la vita quotidiana di quegli anni.
Ma gli ottimisti anni 60 si inasprirono nel 1968. quell’anno, la brutale offensiva del Tet nel Vietnam del Nord convinse molte persone che sarebbe stato impossibile vincere la guerra. Il partito Democratico si divise e alla fine di marzo Johnson andò in televisione per annunciare che avrebbe concluso la sua campagna di rielezione. ( Richard Nixon, principale portavoce della maggioranza silenziosa , vinse le elezioni quell’autunno).
Martin Luther King jr. e Bobby Kennedy, i due esponenti della sinistra più visibili nella politica americana, furono assassinati. La polizia usò gas lacrimogeni e manganelli per sedare le proteste alla Convention Nazionale del 1968 a Chicago.
LA FINE DI UN SOGNO.
Restavano i brandelli degli anni ’60, la fine di un sogno. Nell’estate del ’69, più di 400.000 giovani si radunarono al festival musicale di Woodstock, nello stato di New York. Furono tre giorni armoniosi che sembravano rappresentare il meglio della generazione “peace and love”. Woodstock, il leggendario festival di musica e fratellanza, fu anche un miserabile pozzo di fango.
Alla fine del decennio, tuttavia, la comunità e il consenso erano a pezzi. L’eredità di quell’epoca mista- ci ha portato impoverimento e polarizzazione, risentimento e liberazione. Ma è certamente diventata una parte permanente delle nostre vite politiche e culturali. Se non altro, i giovani ci credevano davvero in quegli ideali fioriti di speranze, al contrario di oggi che neanche quelli ci sono più.
FONTE: https://www.historychannel.it/it