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SCIENZA E SPIRITUALITA'

I diritti degli Animali in un’ottica scientifica e spirituale.

I diritti degli animali in un’ottica scientifica e spirituale.

 

Chi ci dà il diritto di usare gli animali come strumenti di produzione e di trattarli spesso come esseri insensibili? È un diritto che ci proviene dalla Bibbia? Dio disse: “ Dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente sulla Terra”. ( Genesi 1:28). Ma ciò non ci autorizza a maltrattarli.

Dio impose agli Israeliti perfino le leggi per il benessere degli animali. Essi devono avere cibo e riposo in abbondanza. Devono essere aiutati in caso di bisogno e protetti dai pericoli. ( Esodo 23:4,5; Deuteremonio 22:10, 25:4).

Anche il Corano è chiaro su questo punto: “Egli è Colui che vi ha fatto eredi della Terra”. Ma Egli chiarisce che, per coloro che non riusciranno a rispettare le condizioni che limitano questa responsabilità, vale quanto segue. : “Quindi lo riducemmo all’infimo dell’abiezione” ( Corano 95:5).

In breve, sebbene i Libri Sacri facciano dell’uomo il signore degli animali sulla terra. Essi sono ugualmente chiari nello specificare che tale responsabilità comporta dei doveri che la società odierna non rispetta.

 

( I diritti degli animali in un’ottica scientifica e spirituale.).

 

GLI ANIMALI POSSIEDONO SENTIMENTI E POSSONO SOFFRIRE.

 

La maggior parte degli scienziati oggi concorda nel sostenere che tutti i vertebrati, mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci possiedono un qualche grado di consapevolezza. Gli animali possiedono sentimenti e possono soffrire. Fino a molto tempo fa era opinione comune nel mondo scientifico che coloro i quali non possono parlare non sono nemmeno in grado di provare dolore.

Fino agli anni ’80 i medici operavano gli infanti, che non potevano parlare, senza anestesia! ( assurdo!!!) . Fortunatamente ora ne sappiamo di più; gli animali non parlano ma soffrono ugualmente ( ndr: grande scoperta, ci volevano anni di studi e meditazioni per capirlo!).

La loro pena ci tocca in misura sempre maggiore, eppure la consapevolezza del modo in cui essi patiscono a causa nostra è, tristemente, molto limitata.

La stragrande maggioranza di specie animali ha meccanismi di allerta neuronali, conosciuti con il termine generale di “nocicezione” ( percezione del dolore). I quali li rende sensibili a ciò che può danneggiarli o ucciderli.

Il battito cardiaco dei vertebrati aumenta quando sono spaventati. Essi possiedono strutture cerebrali che ricordano il nostro sistema limbico, le aree che controllano le emozioni. Il loro comportamento e la loro struttura cerebrale sono la prova che essi hanno una coscienza.

In base alle attuali conoscenze scientifiche sono due i gruppi di animali che rispondono a questi criteri: i vertebrati e i cefalopodi decapodiformi. Tra gli animali che possono soffrire per un lutto, e pertanto avere emozioni, è risaputo che vi sono gli elefanti. Scimmie, balene, orche, giraffe, anatre e una moltitudine di altre specie, dagli animali da fattoria a quelli domestici, mostrano tutti di provare cordoglio. (leggii anche: Vegetarianismo: una pratica antica).

 

( I diritti degli animali in un’ottica scientifica e spirituale.).

 

GLI ANIMALI HANNO UNA LORO PERSONALITA’.

 

Chi possiede un animale da compagnia lo sa benissimo: gatti, cani e cavalli sono animali che hanno una loro personalità, anche all’interno della stessa razza. Gli scienziati hanno faticato ad accettare questo aspetto. I biologi per lungo tempo hanno ignorato le variazioni individuali del comportamento. Ai loro occhi questo poteva variare e le differenze tra individui essere scostamenti accidentali.

Jaap Loolhaas, fisiologo olandese, ora in pensione, è stato uno dei primi a opporsi a questa idea. Studiando il comportamento sociale nei topi e nei ratti egli rilevò grandi differenze tra i singoli individui. E anche che “certi animali si comportano sempre in modo più aggressivo, sono più curiosi e coraggiosi dei loro omologhi”.

Un collega di Jaap, Ton Groothius, Preside del dipartimento di Biologia di Groningen, il quale ha studiato principalmente le cinciallegre, ritiene che la conoscenza delle attività ormonali e cerebrali che determinano il comportamento non sia sufficiente a spiegare tutto ciò. Ma essi come avrebbero potuto definire le differenze individuali nello loro pubblicazioni? Stili comportamento sociale? Sindromi comportamentali o semplicemente personalità?

Hanno scelto quest’ultima opzione. Dice Groothuis: “ Tutti capiscono immediatamente cosa significa. Inoltre la scelta è stata strategica: differenze individuali non accende l’immaginazione, mentre ‘personalità’ lo fa”. leggi anche: Animali ed evoluzione: un ruolo essenziale nel piano della vita ).

 

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MA GLI ANIMALI HANNO UN’ANIMA?

 

La domanda che tutti ci poniamo: Ma gli animali hanno un’anima? E lui parla di . Gli Ebrei credono di sì, mentre non è così per molti cristiani. Eppure nella Bibbia viene chiaramente indicato che essi hanno un’anima. “ Poi, Dio disse: ‘Produca la terra animali viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici della terra, secondo la loro specie’. E così )fu ( Genesi 1:24).

sfortunatamente l’idea che gli animali non possiedono un’anima ha spesso portato ad abusare di loro. Nell’ebraismo l’anima è considerata come un segreto di Dio e rivela la parte più profonda della vita. Essa sperimenta la gioia di vivere e la felicità, ma anche paura e dolore.

L’americano Stephen H. Webb, già professore di Teologia, afferma che il Cielo è un “ritorno al Paradiso” dove, come Adamo ed Eva, gli umani e gli animali vivono in armonia tra loro.

Webb, autore di “On God and Dogs: a Christian Theology of Compassion for Animals”, cita passi da profeti dell’Antico Testamento quali Amos, Ezechiele, Michea.

Secondo il teologo, ogni buona azione tra uomini e animali da compagnia è un riflesso della situazione dell’aldilà. “Tutti gli animali vanno in Paradiso”.

 

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GLI ANIMALI SONO CREATURE ETERNE. I FRATELLI MJNORI.

 

Induismo e Buddhismo considerano il mondo animale , dai grandi amici a quattro zampe fino ai più piccoli insetti, come fratelli minori. ( Ndr: ma qui stiamo parlando di alta spiritualità, ben diversa dalla religione). H.P. Blavatsky scrive, nell’articolo ‘gli animali hanno un’anima?’, del 1886: “ Veramente, quando il mondo si sarà convinto – e non si potrà evitare un giorno di arrivare a tale conclusione – che gli animali sono creature eterne quanto noi. La vivisezione e altre continue torture quotidiane inflitte a queste povere bestie scateneranno un’esplosione di maledizioni e minacce dalla società in generale. Tali da costringere tutti i governi a porre fine a pratiche barbare e vergognose”.

Secondo Rudolf Steiner , il fondatore della società antroposofica, c’è una sostanziale differenza tra uomo e animale. Il primo ha un ego individuale, il secondo condivide lo stesso ego collettivo della specie cui appartiene. Non vi è pertanto un’anima individuale per ciascun animale, perchè questo non ha un sé proprio.

Comunque, sia l’animale sia l’umano hanno un corpo astrale. ( leggi anche: Coscienza collettiva o Anima di gruppo).

Piek Stor, medium e interprete degli animali, appoggia totalmente la visione teosofica, in modo molto sottile. Nelle sue conversazioni medianiche con gli animali questi ultimi di solito spiegano di essere parte di un gruppo. E c’è un portavoce che rappresenta l’anima-gruppo. Ma ciò non si applica a tutti gli animali. Ve ne sono di totalmente individualizzati, per esempio un leone, un bisonte o un elefante. Ma anche il gatto e il cane sono spesso veri individui connessi all’anima-gruppo solo con una lunga linea.

Ella ha riscontrato inoltre una grande differenza tra le specie. Per esempio, le formiche sono indaffarate e molto consapevoli. Mentre la zecca lo è poco e desidera solo succhiare e poi cadere giù per ricominciare nuovamente; ha quindi un livello molto basso di coscienza.

 

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LA COMPASSIONE VERSO TUTTE LE CREATURE VIVENTI.

 

I tibetani avevano l’abitudine di setacciare il terreno prima di costruire un tempio. Ciò per non arrecare non arrecare danno a nessuna creatura vivente. Essi credevano che le anime potessero reincarnarsi in qualsiasi forma vivente, e che un verme poteva essere stata sua madre in una vita precedente. Un buddhista tibetano dei giorni nostri forse considererebbe improbabile tale concetto. Il modo di fare dei tibetani è simbolico e serve a illustrare da esempio la compassione verso tutte le creature viventi.

Trattare tutti come una grande famiglia umana e questo ci mette di fronte alla domanda se le nostre anime percorrano una scala evolutiva passando attraverso molte specie.

 

COSA ACCADE AGLI ANIMALI QUANDO MUOIONO?

 

Craig Hamilton-Parker, un famoso medium britannico, porta la chiaroveggenza in televisione ed è autore di molti libri sul paranormale e sull’interpretazione dei sogni. Nel suo articolo “ Cosa accade agli animali quando muoiono?”, scrive. : “ Il mio spirito guida ha descritto cosa accade agli animali quando muoiono. Si dice che non tutti sopravvivano come entità individuali dopo la morte. Alcuni confluiscono in quella che egli definisce ‘coscienza di grrppo’.

Il loro spirito ritorna a una consapevolezza collettiva per quella specie particolare e da questo bacino di consapevolezza nascono differenti anime animali. È solo quando un animale diventa auto-consapevole che la sua anima persiste dopo la morte e comincia il lungo processo sulla scala evolutiva verso la coscienza umana e angelica”.

Questa immagine viene confermata da molti altri medium. Dato sono davvero poche le ricerche scientifiche sulla reincarnazione degli animali, dobbiamo derivare le nostre informazioni principalmente dai medium.

 

UNA STORIA MERAVIGLIOSA.

 

Una storia meravigliosa è raccontata nel libro ‘Pets have solusl too’ di Jenny Smedley, terapista inglese di reincarnazione. La vicenda riguarda il cane Teacup, una bastardina piccola e dispettosa che faceva parte della sua famiglia.

Essa sedeva a tavola sulla sua sedia e aveva una pessima abitudine: amava i biscotti alla crema pasticcera. E, pur di averne uno, si avvicinava furtivamente, ghermiva il biscotto dalla mano dell’inconsapevole ospite, come un gabbiano cleptomane, e se lo mangiava.

Un giorno Teacup morì, lasciando un tale vuoto che i suoi padroni non vollero un altro animale perchè sarebbe stato un tradimento verso di lei. Qualche tempo dopo la coppia tornò in vacanza in un’area desertica del Lake District. Un giorno sentirono grattare alla porta: una bellissima palla di pelo era desiderosa di entrare.

La donna aprì, il cane corse dentro, saltò su una sedia vicino al tavolo e si sedette davanti all’uomo intento a fare colazione, come l’avesse sempre fatto.

Nessuno dei vicini conosceva quel cane, nessuno l’aveva smarrito. Così i due decisero di portarlo a casa con loro al termine della vacanza. E questo è il momento in cui possiamo parlare di reincarnazione: nel pomeriggio l’uomo preparò un tè a sua moglie. E uscì dalla cucina reggendo la tazza e due biscotti alla crema pasticcera. Veloce come un fulmine il cane si precipitò giù dalla sedia posta vicino alla donna, strinse in bocca i biscotti e si nascose dietro al divano per gustarseli.

 

( I diritti degli animali in un’ottica scientifica e spirituale ).

 

UN QUALCHE GRADO DI CONSAPEVOLEZZA.

 

Un gran numero di scienziati è giunto alla conclusione che tutti i vertebrati, mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci possiedono un qualche grado di consapevolezza. Provano sentimenti e possono soffrire. La prospettiva spirituale suggerisce con forza l’idea che gli animali hanno un’anima.

Lo spiritista francese Allan Kardec parla di ‘anima istintuale’. Spesso è un’anima di gruppo, e che alcuni siano già individualizzati.

Esistono chiari indizi di reincarnazione di animali, come risulta dalle conversazioni riportate con chi comunica con loro. Tutte queste osservazioni dovrebbero incidere nel nostro rapporto con gli animali.

 

Fonte: da un articolo di Michiel Haas, membro da lungo tempo della società teosofica, architetto, ha lavorato come consulente e poi ha insegnato all’ Università di Delft.

Tratto da ‘Thosophist’, ottobre 2019.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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