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Antidoto contro la moderna dittatura: disobbedienza civile.

Una società civile e prospera dipende dalla stretta obbedienza alle leggi e ai dettami dello Stato? Il voto è l’unico mezzo giusto per mostrare disappunto nei confronti dei comandi politici e burocratici? Mentre i sistemi scolastici e i media mainstream cercano di indottrinarci con una mentalità obbediente. E i politici desiderano un’obbedienza cieca da parte della popolazione, la storia racconta invece un diverso vissuto sul valore di fare sempre ciò che ci viene chiesto. Chiediamoci come salvaguardare la libertà e prevenire la tirannia dei governi. Un antidoto contro la moderna dittatura: disobbedienza civile.

La disobbedienza civile tanto acclamata dal filosofo trascendentalista Henry David Thoreau, forse è una valida alternativa allo stato contrario, obbedienza assoluta.

“La dottrina dell’obbedienza cieca e della sottomissione incondizionata a qualsiasi potere umano, civile o ecclesiastico, è la dottrina del dispotismo”.

Sarah Grimke, Angelina Grimke “Sulla schiavitù e l’abolizionismo: saggi e lettere”.

(Antidoto contro la moderna dittatura: disobbedienza civile)

L’OBBEDIENZA DEL POPOLO E’ IL VERO CRIMINE.

Nel ventesimo secolo, mentre milioni e milioni di corpi venivano ammassati nei paesi socialisti e fascisti, divenne evidente a tutti gli analisti sociali che l’obbedienza può uccidere. In Unione sovietica, Germania nazista, Cambogia, Cina e Corea del Nord, non è stata la ribellione o il disprezzo della legge a far morire prematuramente migliaia di persone. Ma il fatto che in tali paesi obbedissero troppo, accettando ordini da politicanti socialmente distruttivi. A volte l’obbedienza del popolo è il vero crimine non la disobbedienza. Le orribili esperienze in questi paesi ci hanno insegnato una lezione molto importante e cioè che di troppa obbedienza si muore.

Ma anche se si dovessero disobbedire leggi che portano alla sofferenza di persone innocenti e alla distruzione di una società, ciò si rivela molto difficile dopo che un paese è sceso nel totalitarismo conclamato. Perchè il totalitarismo rende un popolo schiavo. Prima una schiavitù delle menti delle masse attraverso una propaganda incessante. E poi la schiavitù fisica attraverso la sorveglianza di massa, le forze di polizia e un sistema giudiziario. Il cui compito principale è mantenere le persone in uno stato di sottomissione.

In queste condizioni oppressive dell’onnipotente stato centralizzato, l’obbedienza del popolo è il vero crimine. Per cui si richiede un atto eroico di disobbedienza della massa poiché uscire dalla conformità può essere punito con l’emarginazione o con la propria vita.

Ciò che rende la disobbedienza ancora più difficile sotto il totalitarismo ( ma anche sotto governi che si spacciano per democrazie, subdoli e pericolosissimi), è che quando lo stato tutto controlla, l’attività economica si arresta.

( Antidoto contro la moderna dittatura: disobbedienza civile.)

LA STRATEGIA DEL TERRORE.

“ Nel totalitarismo la scarsità di bene materiai, anche di prima necessità, non era un inconveniente, ma era un gran vantaggio per i governi. Queste carenze non erano casuali ma una vera e propria strategia del terrore, strumento dei potenti. Non solo la penuria di viveri manteneva le menti delle persone rigorosamente sulla ricerca del “pane”. E quindi deviava tutte le energie al procacciamento dei viveri in modo tale che non rimanessero né forza psicologica né tempo per ordire atti di sovversione. La scarsità portava le persone a informarsi spiarsi, tradirsi a vicenda molto a buon mercato…”

Theodore Dalrymple, “The Wilder Shores of Marx: Journeys in a vanishing world”.

La disobbedienza, quindi, non è un antidoto alla tirannia conclamata. La disobbedienza è piuttosto una misura preventiva alla tirannia. Ma per essere efficace nel restituire la libertà a una società che rischia di perderla, la disobbedienza deve subire un consenso diffuso. Deve cioè assumere la forma di disobbedienza civile.

(Antidoto contro la moderna dittatura: disobbedienza civile.)

RIVENDICARE L’AUTONOMIA NAZIONALE.

Quando un individuo pratica la disobbedienza in modo solitario, si parla di dissidenza o obiezione di coscienza. La disobbedienza civile, invece, si verifica quando un gruppo di persone disobbedisce in modo pubblico. Questo atto di inadempienza di massa invia un messaggio che nessun politico vuole ascoltare. La gente non li teme più e non li obbedisce più. L’attuale forma di governo mondiale (NWO) da molti sociologi viene ritenuta non più accettabile e in contrasto con una protesta per la quale i popoli devono rivendicare l’autonomia nazionale.

“… La resistenza non violenta di massa come metodo per rovesciare la tirannia, deriva direttamente dal fatto che ogni regola si basa sul consenso delle masse soggette… Perché se la tirannia… si fonda sul consenso delle masse, allora il mezzo ovvio per il suo rovesciamento è semplicemente una revoca di massa di tale consenso. Il peso della tirannia crollerebbe rapidamente e improvvisamente sotto una tale rivoluzione non violenta….”

Murray Roghbard, “Introduzione alla politica dell’obbedienza

( Antidoto contro la moderna dittatura: disobbedienza civile)

RENDERE LE MASSE CONSAPEVOLI.

Ma come si può sensibilizzare un numero sufficiente di persone alla necessità di disobbedire a leggi socialmente distruttive? Che cosa, in altre parole, porta a un movimento di disobbedienza civile che può sconfiggere la tirannia? Una possibile tattica è quella di usare la ragione, la logica e l’argomentazione per rendere le masse consapevoli di inganni e menzogne. Delle manipolazioni che vengono utilizzate per spingerle all’obbedienza cieca. Questo approccio si basa sull’idea che se la verità fosse presentata e la propaganda decostruita, la maggior parte delle persone si alzerebbe in segno di sfida e si libererebbe dalle catene. Ma un appello alla ragione e all’evidenza funziona solo su menti aperte, su Spiriti di una certa evoluzione, ricettivi dell’inganno. Ma è la paura, la confusione, la rabbia e l’incertezza dilaganti che possono facilmente prevalere sul potere della ragione.

“ La massa annienta l’intuizione e la riflessione che sono ancora possibili all’interno dell’individuo. L’argomentazione razionale può essere condotta con qualche prospettiva di successo solo finchè l’emotività di una data situazione non supera un certo grado critico. Se la temperatura effettiva sale al di sopra di questo livello, cessa la possibilità che la ragione abbia alcun effetto e il suo posto è preso da slogan e chimeriche fantasie di desiderio. Ne risulta, cioè, una sorta di possessione collettiva che si trasforma rapidamente in un’epidemia psichica”.

Carl Jung, “Civiltà in transizione”.

(Antidoto contro la moderna dittatura: disobbedienza civile).

IL POTERE DELL’ESEMPIO.

Ciò che serve più delle parole e degli argomenti sono i singoli dissidenti che fungono da esempi motivanti per i più grandi movimenti di disobbedienza civile. Perché il potere dell’esempio regna sempre supremo con la sua capacità di influenzare gli altri. Quando le persone vedono che qualcuno è disposto a correre dei rischi in difesa delle loro convinzioni. E che le loro parole sono congruenti con le loro azioni, questo dà più credito alla loro posizione. E mentre il potere dell’esempio di un dissidente può non risvegliare i più ostinati ciechi alle catene di controllo che vengono poste intorno a loro. Può invece esercitare una forte influenza sui molti indecisi su cosa pensare e come agire. Ma senza intrepidi disposti ad essere di esempio per gli altri esiste una sorta di dilemma del prigioniero: nessuno è disposto a disobbedire per primo.

QUANDO LA COSCIENZA PARLA FORTE.

Nello svolgimento della nostra vita quotidiana la nostra coscienza tende a parlare sottovoce e spesso i messaggio che invia sono ambigui. Ma questo può essere usato a proprio vantaggio quando si decide se la disobbedienza è diventata la scelta giusta. Perchè, come sottolinea Jung, mentre molti dei dilemmi morali della vita suscitano solo un sussurro dal profondo nostro essere. E ci sono momenti in cui la nostra coscienza parla forte, così forte e chiara che sembra quasi essere la voce di un Dio o come scrive Jung in “Civiltà in transizione”:

“Fin dai tempi antichi la coscienza è stata intesa da molte persone non tanto come una funzione psichica quanto come un intervento divino. Anzi, i suoi dettami erano considerati la voce di Dio. Questa visione mostra quale valore e significato erano, e sono tuttora, attribuiti al fenomeno della coscienza… Coscienza… comanda all’individuo di obbedire alla sua voce interiore anche a rischio di smarrirsi”.

( antidoto contro la moderna dittatura: disobbedienza civile)

 TRADIRE SE STESSI SIGNIFICA ESSERE SCHIAVI.

Se la nostra coscienza ci comanda di smettere di obbedire a leggi ingiuste e se ogni volta che obbediamo proviamo sentimenti di odio e colpa, allora ci troviamo di fronte a una scelta difficile. O obbediamo alla nostra coscienza e diventiamo dissidenti o continuiamo a obbedire ai comandi dei tiranni e diventiamo traditori di noi stessi.. E tradire se stessi significa essere schiavi. Gli uomini e le donne la cui voce interiore parla più forte di fronte a una tirannia crescente sono quelli che hanno maggiori probabilità di farsi avanti come dissidenti. Ed è quando una comune vibrazione di coscienza risuona attraverso una società che la disobbedienza diventa possibile.

All’appello della coscienza rispondono in primo luogo pochi relativi, ma questi pochi servono da esempio agli altri. Se abbastanza persone seguiranno per creare un movimento di disobbedienza civile dipende da quanto un popolo desidera ancora la libertà. Rispetto a quanto il popolo è stato psicologicamente soggiogato dalla paura, dall’odio e dalla confusione seminata dalla propaganda dei tiranni.

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